
lunedì 19 novembre 2007
martedì 30 ottobre 2007
lunedì 29 ottobre 2007
mercoledì 24 ottobre 2007
martedì 23 ottobre 2007
Il fottutografo risponde
C’è chi sostiene che quella branca della fisica cosiddetta “quantistica” abbia, con i suoi stravolgimenti, innescato un processo irreversibile che presto o tardi condurrà al crollo dell’antica e da sempre indiscussa autorità del linguaggio matematico per quel che concerne la pretesa di dare spiegazione ad alcune (anzi a molte) delle più complesse e profonde domande dell’ (e sull’) essere umano.
È pacifico che la matematica sia non soltanto un sistema di simboli, ma un vero è proprio linguaggio.
Perché, dunque, è parso subito evidente (anche se spesso par proprio che non sia così) ed in fondo accettabile il carattere approssimativo delle lingue parlate (e con esse di tutte le altre forme di comunicazione non verbali, primitive ma non per questo più rozze), mentre dell’ancor più grave limite del linguaggio matematico non si è sprecato un pensiero? E se ciò, invece, è stato fatto, perché le migliori menti di formazione occidentale continuano ancora a scavare nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo?
Irrompendo sulla scena, la quantistica introdusse il germe nel sistema. Da volumi di equazioni (che come opere infinite condussero il linguaggio matematico ai suoi più alti virtuosismi), si produsse il non senso.
La matematica, in un momento di fertilità intellettuale, nel tentativo di rivoluzionarsi, di evolversi ed imprimersi nuovo elan vital, viene travolta dal tragico inaspettato: il linguaggio perfetto produce l’incontrovertibile dimostrazione della sua stessa imperfezione.
Secondo Niels Bohr, e secondo la cosiddetta interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica, «prima di misurare la posizione di un elettrone (così come di una qualsiasi altra particella materiale) non ha senso chiedersi dove esso si trovi». L’elettrone ha una posizione definita, nel senso consueto del termine, solo nel momento in cui lo «osserviamo». Prima e dopo, esso avrà solo posizioni potenziali.
In quest’ottica, quando misuriamo la posizione dell’elettrone, non misuriamo un aspetto oggettivo, preesistente, della realtà: l’atto della misurazione partecipa profondamente alla creazione della realtà osservata.
Significativo, a questo riguardo, lo scambio di battute che si ebbe fra Einstein e Bohr negli anni ’20, in occasione di una conferenza di fisica, quando il primo, manifestando la propria incredulità dinnanzi all'ascientificità del concetto di non senso chiese all’altro, «cosa state cercando di dire, che se io le volto le spalle, la luna smette di brillare nel cielo?», e Bohr «no, dico solo che domandarmelo non ha senso».
È pacifico che la matematica sia non soltanto un sistema di simboli, ma un vero è proprio linguaggio.
Perché, dunque, è parso subito evidente (anche se spesso par proprio che non sia così) ed in fondo accettabile il carattere approssimativo delle lingue parlate (e con esse di tutte le altre forme di comunicazione non verbali, primitive ma non per questo più rozze), mentre dell’ancor più grave limite del linguaggio matematico non si è sprecato un pensiero? E se ciò, invece, è stato fatto, perché le migliori menti di formazione occidentale continuano ancora a scavare nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo?
Irrompendo sulla scena, la quantistica introdusse il germe nel sistema. Da volumi di equazioni (che come opere infinite condussero il linguaggio matematico ai suoi più alti virtuosismi), si produsse il non senso.
La matematica, in un momento di fertilità intellettuale, nel tentativo di rivoluzionarsi, di evolversi ed imprimersi nuovo elan vital, viene travolta dal tragico inaspettato: il linguaggio perfetto produce l’incontrovertibile dimostrazione della sua stessa imperfezione.
Secondo Niels Bohr, e secondo la cosiddetta interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica, «prima di misurare la posizione di un elettrone (così come di una qualsiasi altra particella materiale) non ha senso chiedersi dove esso si trovi». L’elettrone ha una posizione definita, nel senso consueto del termine, solo nel momento in cui lo «osserviamo». Prima e dopo, esso avrà solo posizioni potenziali.
In quest’ottica, quando misuriamo la posizione dell’elettrone, non misuriamo un aspetto oggettivo, preesistente, della realtà: l’atto della misurazione partecipa profondamente alla creazione della realtà osservata.
Significativo, a questo riguardo, lo scambio di battute che si ebbe fra Einstein e Bohr negli anni ’20, in occasione di una conferenza di fisica, quando il primo, manifestando la propria incredulità dinnanzi all'ascientificità del concetto di non senso chiese all’altro, «cosa state cercando di dire, che se io le volto le spalle, la luna smette di brillare nel cielo?», e Bohr «no, dico solo che domandarmelo non ha senso».
giovedì 11 ottobre 2007
martedì 2 ottobre 2007
sabato 29 settembre 2007
27.09.07 Braciolata da Marco
domenica 23 settembre 2007
Festa per i settant'anni di Zia Lina
Petani beach, Cefalonia
sabato 22 settembre 2007
Mici
My love, Colle Romito, agosto 2007

Marion è sempre stata una lucertola. Al mare non si è mai avvicinata all'ombra più di dieci metri, sempre tutta lucente di olii ultra-abbronzanti. Quest'anno, vuoi perché malaticcia per i postumi di Sharm-el-sheik, vuoi per chissà cos'altro, si è impossessata dell'ombrellone di Joe e non l'ha più mollato.
Mistero.
Colle Romito, agosto 2007
Giorgia, Colle Romito, settembre 2007
29.06.2007

Fattaccio.
Alle cinque di mattina, non si sa bene se per distrazione o se per un colpo di sonno (non sarebbe stata la prima volta), il povero Cristiano si accartoccia con la sua Classe A contro un muro della via Aurelia antica. Lussazione del femore, poco meno di una settimana in trazione e un mese di immobilità totale...
Piedi secchi, settembre 2006
Ritratto di un proprietario terriero.
Intermezzo
Quest'album - eccezion fatta per le foto che precedono quest'intermezzo, che hanno la funzione di presentare i principali protagonisti della storia (insieme a pochissime altre, che non ho potuto fare a meno di aggiungere per via del loro significato) - comincia dall'estate del 2007, quest'estate. Avrei potuto inserire fotografie di molto precedenti, ma non mi è andato. Solamente da quest'estate ho cominciato a provare piacere nel fotografare voi, i principali attori della storia della mia vita; a fotografarvi col preciso intento di creare un album. Un album come ce ne sono tanti.
No! Non come tanti altri. Molto più bello!
Un album che non sia di nulla in particolare (non di un viaggio, né di un matrimonio, o di compleanno, o che tratti un tema specifico) ma che raccolga i personaggi e i momenti della mia vita degni di essere ricordati (Cristiano, a questo punto, non potrà fare a meno di dire che, se è così, le foto saranno pochissime!).
Cominciamo...
No! Non come tanti altri. Molto più bello!
Un album che non sia di nulla in particolare (non di un viaggio, né di un matrimonio, o di compleanno, o che tratti un tema specifico) ma che raccolga i personaggi e i momenti della mia vita degni di essere ricordati (Cristiano, a questo punto, non potrà fare a meno di dire che, se è così, le foto saranno pochissime!).
Cominciamo...
Marco, gennaio 2006
Raffinato omosessuale piacevolmente impressionato
Perchè non un album on line? Eccolo!
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